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Cittadinanza, via libera del Senato al decreto

Approvato il decreto legge n. 36/2025

16 MAGGIO 2025

Il 15 maggio 2025, il Senato ha approvato il disegno di legge di conversione del decreto legge 28 marzo 2025, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di cittadinanza italiana. Con 81 voti favorevoli e 37 contrari, il provvedimento passa ora all’esame della Camera dei Deputati e dovrà essere convertito in legge entro il 27 maggio 2025.

Questa riforma interviene sulla legge n. 91 del 1992, che disciplina la cittadinanza italiana, introducendo modifiche significative al principio dello ius sanguinis, ovvero l’acquisizione della cittadinanza per discendenza. L’obiettivo è rafforzare il legame effettivo tra il cittadino e lo Stato italiano, adeguando la normativa alle evoluzioni sociali e giuridiche degli ultimi decenni.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha definito la riforma «una svolta necessaria per restituire dignità al diritto di cittadinanza», ha inoltre sottolineato l’importanza del decreto, affermando che “è un provvedimento voluto per restituire dignità e significato a un diritto che deve fondarsi su un legame autentico con l’Italia, non solo burocratico, ma culturale, civico e identitario. La cittadinanza deve essere un riconoscimento serio e consapevole, che si conferma attraverso l’impegno”. Questa riforma non esclude, ma responsabilizza. Propone criteri più selettivi e trasparenti, capaci di rafforzare l’integrità del nostro sistema e prevenire abusi”.
“Non si procederà più a riconoscimenti automatici – afferma il vicepremier – a favore di persone nate all’estero che non abbiano almeno un genitore o un nonno di cittadinanza esclusivamente italiana. I figli dei cittadini italiani nati all’estero avranno comunque la possibilità di acquisire la cittadinanza se i genitori ne faranno richiesta. Su mia proposta, il Senato ha inoltre approvato un emendamento che apre alla richiesta di poter riacquistare la cittadinanza per gli italiani emigrati che hanno dovuto rinunciare alla cittadinanza italiana per lavorare nei Paesi dove si sono stabiliti. Una misura da lungo attesa, che rafforza i legami del nostro Paese con chi, pur vivendo all’estero, è fino in fondo italiano”.