Il Consiglio di Stato, (Sez. IV), con la recente sentenza n. 2016 dell’11 marzo 2025, ha fornito una risposta chiara, tracciando una distinzione fondamentale che interessa operatori del diritto, professionisti tecnici e cittadini coinvolti in controversie urbanistiche
2 MAGGIO 2025
Il Consiglio di Stato, (Sez. IV), con la recente sentenza n. 2016 dell’11 marzo 2025, ha fornito una risposta chiara, tracciando una distinzione fondamentale che interessa operatori del diritto, professionisti tecnici e cittadini coinvolti in controversie urbanistiche.
Nel dettaglio, i giudici amministrativi hanno stabilito che la decorrenza del termine di 60 giorni per l’impugnazione del titolo edilizio da parte di terzi – il cosiddetto dies a quo – dipende dalla natura della contestazione: se si mette in discussione l’an della costruzione (cioè la possibilità stessa di edificare), allora il termine decorre dall’inizio dei lavori. Al contrario, se si contesta il quomodo (ovvero le modalità concrete dell’intervento: altezze, distanze, volumetrie), allora la decorrenza scatta dal completamento o da uno stadio avanzato dei lavori, sufficiente a rendere palese la reale portata dell’intervento.
Il principio non è nuovo, ma viene ora confermato con maggiore forza alla luce di una giurisprudenza ormai consolidata (Cons. Stato, sent. nn. 296/2025 e 4313/2024; Tar Lazio, n. 20187/2024). L’obiettivo è duplice: da un lato, tutelare i terzi che possono subire pregiudizi dagli interventi edilizi; dall’altro, garantire certezza giuridica ai titolari del permesso, evitando che i lavori rimangano esposti a contenziosi indefiniti nel tempo.
Fondamentale, inoltre, il concetto di vicinitas: per impugnare un permesso edilizio non basta essere “genericamente vicini”, ma serve dimostrare un pregiudizio concreto, attuale e diretto. In mancanza, il ricorso rischia di essere inammissibile.
La sentenza rappresenta un importante riferimento per amministrazioni comunali, tecnici e avvocati. Consente una più chiara gestione dei procedimenti edilizi, rafforza la coerenza delle valutazioni giurisdizionali e contribuisce a una maggiore trasparenza nei rapporti tra cittadini e Pubblica Amministrazione. Un’occasione, dunque, per consolidare un’edilizia legittima, ben regolata e sempre più consapevole del suo impatto sociale e giuridico.