In un anno 1.600 incendi boschivi in Italia: pubblicato l’aggiornamento 2025 dell’ISPRA
Quasi 890 km² bruciati tra gennaio e settembre, con Sicilia, Calabria, Puglia e Campania tra le più colpite
15 OTTOBRE 2025
Dal 1° gennaio al 15 settembre 2025, secondo i dati aggiornati di EFFIS (European Forest Fire Information System), in Italia sono stati registrati circa 1.600 grandi incendi boschivi, per una superficie complessiva bruciata di quasi 890 km². Un dato che colloca la stagione 2025 ai livelli della disastrosa annata 2023, posizionandola tra le peggiori degli ultimi quattro anni in termini sia di estensione bruciata che di impatto sugli ecosistemi.
Sono queste le stime rese pubbliche dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) con una nota del 7 ottobre 2025.
Particolarmente significativo il dato che vede il 39% degli ecosistemi forestali colpiti ricadere all’interno di aree protette e siti della Rete Natura 2000, amplificando le conseguenze sulla biodiversità.
Sicilia, Calabria, Puglia e Campania epicentro dell’emergenza
Sono
16 le regioni colpite, ma quattro concentrano la quasi totalità del fenomeno:
Sicilia, Calabria, Puglia e Campania, che insieme rappresentano
l’85% della superficie bruciata. La Sicilia guida la classifica con
480 km² di territorio incendiato, di cui
37 km² forestali, seguita dalla
Calabria (143 km² totali, 26 km² forestali), dalla
Puglia (81 km² totali, 10 km² forestali) e dalla
Campania (58 km², di cui 18 boschivi). La provincia più colpita in assoluto è
Agrigento, con
171 km² percorsi dal fuoco, pari al
19% dell’intera superficie nazionale bruciata, mentre il primato per danni agli ecosistemi forestali spetta al
Cosentino (provincia di Cosenza), con
13 km² di boschi distrutti.
Le aree protette tra le più danneggiate
Ciò che rende particolarmente critica la stagione incendi 2025 è la ricorrenza di roghi all’interno di
parchi naturali, riserve e siti tutelati a livello europeo. Il
20 luglio, nella provincia di
Trapani, un incendio di straordinarie dimensioni ha devastato
oltre 55 km² tra Buseto Palizzolo, Castellammare del Golfo, Custonaci e San Vito Lo Capo, colpendo luoghi simbolo come
Monte Cofano, Capo San Vito, Monte Sparagio e l’iconica
Riserva dello Zingaro. Il 22-23 luglio e il 13 agosto, tra
Enna e Caltanissetta, sono andati in fumo
11 km² di aree forestali situate nei comuni di Caltagirone, Gela, Niscemi e Villarosa, all’interno delle
Zone Speciali di Conservazione “Boschi di Piazza Armerina” e “Sughereta di Niscemi”.
Il Vesuvio ancora una volta sotto attacco
Nemmeno il
Vesuvio è stato risparmiato: tra il
5 e il 12 agosto, un incendio ha colpito
8 km² nei comuni vesuviani di Boscotrecase, Ottaviano, San Giuseppe Vesuviano, Terzigno e Trecase. La superficie forestale bruciata è stata stimata in
3 km², tutti situati all’interno del
Parco Nazionale del Vesuvio e di aree tutelate dalla
Rete Natura 2000. Un evento che riporta alla memoria i roghi del 2017, confermando quanto il vulcano campano resti uno dei territori più vulnerabili del Paese.