
Velox e accertamenti strumentali: come continuare l’attività nel rispetto delle nuove regole
25 GIUGNO 2025
Dal 1° gennaio 1993, con l’entrata in vigore del nuovo Codice della strada, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha approvato decine di apparecchi per il controllo della velocità, ai sensi degli articoli 192 e 345 del regolamento di attuazione del Codice della strada, autorizzandone la produzione in serie e l’utilizzo per l’accertamento delle violazioni previste e punite dall’articolo 142 del Codice della strada.
Dopo oltre 30 anni la Seconda Sezione della Cassazione ha sostenuto che tali apparecchi non potevano legittimamente essere utilizzati, in ragione del fatto che l’articolo 142 comma 6, prevede da sempre solo l’uso di apparecchi omologati e non anche approvati.
Questa interpretazione, contenuta nell’Ordinanza 18 aprile 2024, n. 10505 ha trovato ulteriori conferme da parte della medesima Sezione, con successive ordinanze che in pratica hanno dato atto della prima pronuncia, ponendo però la base per ulteriori dubbi circa la fondatezza delle conclusioni proposte dalla Corte.
La giurisprudenza di merito, prima maggioritaria nel sostenere la legittimità dell’utilizzo di apparecchi approvati od omologati, sta cedendo progressivamente e in maniera acritica all’interpretazione letterale e parziale della Cassazione, deresponsabilizzandosi di fronte a un indirizzo di legittimità che pare invece non tenere conto del contesto normativo e della successione delle leggi nel tempo e che, anzi, pare evitare accuratamente tali argomenti.
A questa criticità si aggiunge quella che deriva dal Decreto 11 aprile 2024, che ha concluso il suo periodo transitorio, costringendo le amministrazioni locali e le prefetture ad un nuovo confronto per individuare la conformità delle postazioni già autorizzate rispetto alle nuove regole contenute nel cosiddetto Decreto “Salvini”.
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