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FCDE dinamico, la Corte dei conti cambia rotta: la riscossione diventa indice di efficienza gestionale

La Corte dei conti, sez. controllo dell’Emilia-Romagna, con le deliberazioni nn. 125 e 136 del 2025 trasformano il Fondo crediti di dubbia esigibilità da accantonamento prudenziale a strumento di misurazione della capacità di riscossione degli enti locali, rilanciando il ruolo attivo di revisori e amministrazioni nella tutela degli equilibri di bilancio
 
 
 
 
 

4 NOVEMBRE 2025

La Corte dei conti dell’Emilia-Romagna, con due pronunce ravvicinate (deliberazioni n. 125 n. 136 del 2025), ha ridefinito il concetto di Fondo crediti di dubbia esigibilità (FCDE), trasformandolo da mero accantonamento prudenziale in strumento dinamico di valutazione gestionale.
Un’interpretazione che segna un cambio di prospettiva per gli enti locali, chiamati non solo a rispettare i vincoli contabili, ma a dimostrare efficienza reale nella riscossione delle proprie entrate.

Dal fondo prudenziale all’indicatore di efficienza

La Corte dei Conti, sez. regionale controllo per l’Emilia Romagna, con la deliberazione del 17 ottobre 2025, n.125 affida un ruolo attivo all’organo di revisione, che deve verificare l’andamento del fondo nel tempo e correlare il suo valore alla capacità di riscossione effettiva.
La Corte introduce così il concetto di FCDE dinamico, sottolineando che la prudenza aritmetica, basata su medie storiche, non basta più. Il fondo diventa una spia gestionale, capace di misurare l’efficienza dell’ente e segnalare tempestivamente scostamenti anomali.
Parametri come la velocità di riscossione, la formazione e lo smaltimento dei residui e gli indicatori ex art. 18-bis del D.Lgs. 118/2011 vengono elevati a veri e propri indicatori di performance finanziaria.

Il legame tra riscossione e veridicità del bilancio


La Corte dei Conti, sez. regionale controllo per l’Emilia Romagna, con la deliberazione del 21ottobre 2025, n.136 amplia il ragionamento: la Corte osserva che una bassa capacità di riscossione non si riflette solo sul risultato di amministrazione, ma mina la veridicità del bilancio stesso.
Un eccesso di residui attivi e un FCDE statico nascondono disequilibri strutturali e mettono a rischio la parte corrente del bilancio, compromettendo la continuità dei servizi.
La riscossione, precisa la Corte, è un’attività doverosa e non discrezionale: il rinvio sistematico delle azioni di recupero equivale a una violazione dei principi di buon andamento e imparzialità.

Implicazioni operative per gli Enti locali

Le due decisioni delineano un nuovo paradigma di gestione finanziaria locale: il FCDE deve essere letto come indicatore di salute gestionale, non come un semplice adempimento contabile.
In prospettiva, gli enti sono chiamati a migliorare la filiera dell’entrata, potenziando gli strumenti di riscossione e adottando un approccio preventivo e non meramente compensativo.
La stabilità dei conti pubblici dipende, in ultima analisi, non dall’entità degli accantonamenti, ma dalla capacità effettiva di incassare le entrate proprie, garanzia essenziale della sostenibilità finanziaria e dell’autonomia gestionale.