
L’aumento della spesa del personale nel 2025
Nel corso dell’anno 2025 e degli anni successivi, le amministrazioni devono necessariamente prevedere un aumento della propria spesa di personale per il finanziamento dei rinnovi contrattuali
3 FEBBRAIO 2025
Nel corso dell’anno 2025 e degli anni successivi, le amministrazioni devono necessariamente prevedere un aumento della propria spesa di personale per il finanziamento dei rinnovi contrattuali. Tali aumenti devono essere previsti nei bilanci preventivi annuali e pluriennali. Sulla base delle regole dettate dall’armonizzazione dei sistemi contabili, queste risorse per la quota non spesa a seguito della mancata stipula dei contratti collettivi nazionali di lavoro danno corso all’inserimento nell’avanzo vincolato. Saranno, di conseguenza, spese una volta che sarà firmato il contratto nazionale e senza che sia necessario apportare alcuna variazione ai documenti contabili e/o che sia necessario approvare il conto consuntivo.
I costi di questi incrementi sono comprensivi dell’IRAP e degli oneri riflessi, per la quota a carico dell’ente. Essi vanno in deroga rispetto al tetto del salario accessorio del 2016 di cui all’art. 23, comma 2, del d.lgs. n. 75/2017 in quanto risorse che le amministrazioni devono necessariamente inserire nei fondi a seguito dei rinnovi contrattuali nazionali.
Relativamente alla spesa del personale, vanno in deroga da quella calcolata ai sensi dei commi 557 quater e 562 della legge n. 296/2006, cioè per la dimostrazione del rispetto del tetto di spesa media del triennio 2011/2023 per gli enti che erano assoggettati al patto di stabilità o del 2008 per quelli che non erano assoggettati a tale vincolo. Invece vanno inseriti nella spesa del personale di cui all’articolo 33 del d.l. n. 34/2019, cioè quella che serve per calcolare le capacità assunzioni dei Comuni, delle Province, delle Città metropolitane e delle Regioni.
Si deve comunque evidenziare che nel corso dell’anno 2025 dovranno sicuramente essere spese le somme necessarie per la corresponsione della indennità di vacanza contrattuale per il mancato rinnovo dei CCNL 2025/2027. E che, molto probabilmente, andrà erogata la quota destinata al finanziamento dei rinnovi contrattuali del triennio 2022/2024: si deve infatti ritenere assai probabile che tale contratto venga firmato entro il corrente anno.
Le risorse aggiuntive da prevedere, sulla base del dettato legislativo e del vincolo della veridicità dei documenti contabili, sono le seguenti:
Anno 2025, 0,22% del monte salari 2022, per finanziare il rinnovo dei CCNL del triennio 2022/2024, risorse che saranno destinate al finanziamento dei fondi per la contrattazione collettiva decentrata integrativa, cosicchè il costo complessivo per questo rinnovo viene fissato nel 6%. Si deve aggiungere un incremento dello 1,8%, che serve a finanziare il rinnovo contrattuale 2025/2027 ed una cui quota deve essere erogata come indennità di vacanza contrattuale per il mancato rinnovo di tale contratto;
Anno 2026, incremento di un ulteriore 1,8% che serve a finanziare il rinnovo contrattuale 2025/2027, per cui il relativo costo sale al 3,6%;
Anno 2027, incremento di un ulteriore 1,8% che serve a finanziare il rinnovo contrattuale 2025/2027, per cui il relativo costo sale al 5,4%, che è l’ammontare a regime dei costi di tale rinnovo contrattuale;
Anno 2028, incremento dello 1,9% che serve a finanziare il rinnovo contrattuale 2028/2030;
Anno 2029, incremento di un ulteriore 2% che serve a finanziare il rinnovo contrattuale 2028/2030, per cui il relativo costo sale al 3,9%;
Anno 2030 incremento di un ulteriore 2% che serve a finanziare il rinnovo contrattuale 2028/2030, per cui il relativo costo sale al 5,9%, che è l’ammontare a regime dei costi di tale rinnovo contrattuale.