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Per la Cassazione gli straordinari devono essere corrisposti anche senza regolare autorizzazione

La Corte di Cassazione ha introdotto un’importante novità in materia di compensi per il lavoro straordinario nel pubblico impiego
 

17 MARZO 2025

La Corte di Cassazione ha introdotto un’importante novità in materia di compensi per il lavoro straordinario nel pubblico impiego: i dipendenti hanno diritto al pagamento delle ore supplementari anche se l’autorizzazione non è stata rilasciata in modo regolare o non è supportata da strumenti automatizzati di rilevazione delle presenze.
 
La svolta giurisprudenziale arriva con le sentenze nn. 4797 e 4984 del 2025 della sezione lavoro della Suprema Corte, che modificano un consolidato orientamento secondo cui l’autorizzazione formale era un requisito imprescindibile per la corresponsione del compenso. La Cassazione ha stabilito che il consenso del dirigente, pur essendo necessario, può risultare anche in modo implicito o dal comportamento dell’ente, ad esempio quando non ha adottato misure per impedire la prestazione lavorativa.
 
Questo orientamento giurisprudenziale impone un cambiamento di approccio nella gestione del personale pubblico, richiedendo ai dirigenti un controllo più stringente sulle ore lavorate e sulle spese correlate. La sentenza rappresenta un ulteriore passo nella direzione della flessibilizzazione del rapporto di lavoro pubblico, con un crescente peso della sostanza rispetto alla forma nelle dinamiche giuridiche e amministrative.
 

Le conseguenze della decisione

Questo nuovo approccio ha ricadute rilevanti per le amministrazioni pubbliche. In primo luogo, amplia i presupposti per il riconoscimento dei compensi per il lavoro straordinario, basandosi sulla privatizzazione del rapporto di lavoro e sulla valorizzazione della funzione dirigenziale. Il principio di fondo è che il dato sostanziale prevale su quello formale: se il lavoro straordinario è stato effettivamente svolto con il consenso del dirigente, il pagamento diventa un diritto del lavoratore, indipendentemente da eventuali irregolarità formali nell’autorizzazione.
Anche l’assenza di sistemi automatizzati di rilevazione delle presenze, prevista dall’articolo 3, comma 83, della legge 244/2007, non può essere un ostacolo al riconoscimento del compenso. Inoltre, il superamento del tetto di spesa per il personale non esclude il diritto alla retribuzione delle ore extra.
 

Ruolo rafforzato dei dirigenti pubblici

La Cassazione non si limita a tutelare i lavoratori, ma pone l’accento anche sulla responsabilità dei dirigenti pubblici. La giurisprudenza li sollecita a un esercizio più incisivo del loro ruolo, evitando di tollerare prestazioni straordinarie non indispensabili o che esulano dai limiti di spesa. La questione si inserisce in un contesto più ampio di evoluzione del diritto del lavoro pubblico, in cui il dirigente assume un ruolo sempre più simile a quello del datore di lavoro privato.
Un principio analogo è stato affermato anche in materia di ferie non godute: la Cassazione ha stabilito che la monetizzazione è dovuta solo se il dirigente non dimostra di aver collocato il dipendente in ferie d’ufficio o di averlo almeno informato sulla necessità di fruirne.