Pubblico impiego: lavoro straordinario e consenso del datore di lavoro
Il diritto al compenso per il lavoro straordinario matura anche in caso di consenso implicito da parte del datore di lavoro. Lo ha affermato l’ordinanza della Corte di Cassazione (Sez. Lav.) n. 4797 del 24 febbraio 2025
19 MARZO 2025
Il diritto al compenso per il lavoro straordinario matura anche in caso di consenso implicito da parte del datore di lavoro. Lo ha affermato l’ordinanza della Corte di Cassazione (Sez. Lav.) n. 4797 del 24 febbraio 2025.
Ci viene detto, in premessa che si deve ritenere sulla scorta della giurisprudenza che “nel pubblico impiego contrattualizzato, l’autorizzazione della P.A. sia necessaria perché il dipendente possa prestare lavoro straordinario”.
Nel merito della richiesta ci viene detto dalla stessa ordinanza gemella della Corte di Cassazione (Sez. Lav.) del 26 febbraio 2025 n.4984 che: “l’attività lavorativa oltre il debito orario comporta il diritto al compenso per lavoro straordinario nella misura prevista dalla contrattazione collettiva, purché sussista il consenso datoriale che, comunque espresso, è il solo elemento che condiziona l’applicabilità dell’art. 2126 c.c., in relazione all’art. 2108 c.c., a nulla rilevando il superamento dei limiti e delle regole riguardanti la spesa pubblica, che determina, però, la responsabilità dei funzionari verso la pubblica amministrazione”. Da qui la considerazione che, “purché vi sia un consenso del datore di lavoro, anche se prestato in maniera non formalmente corretta, il lavoro straordinario va pagato”.