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Decreto PA, per le Province occorre ridurre il gap retributivo

Il Decreto n. 25/2025 ( c.d. Decreto PA) rafforza i Ministeri, ma lascia indietro gli enti locali
 
 
 
 

27 MARZO 2025

Il Decreto-Legge 25/2025 (c.d. Decreto PA), attualmente all’esame delle Commissioni parlamentari, si propone di rafforzare il reclutamento e la funzionalità delle amministrazioni centrali, ma rischia di accentuare ulteriormente le disuguaglianze interne alla Pubblica Amministrazione. L’articolo 14 introduce un fondo da 190 milioni di euro annui a favore di Ministeri e Presidenza del Consiglio, destinato a incrementare la retribuzione accessoria del personale, tramite la contrattazione integrativa. Interventi mirati sono previsti anche per il personale diplomatico, l’Ispettorato del Lavoro, l’Agenzia per la Gioventù e il personale scolastico. Tuttavia, nessuna misura analoga è destinata agli enti territoriali.
Province penalizzate: il grido d’allarme di UPI sulla fuga del personale
 
Nel corso dell’audizione sul provvedimento, il presidente dell’Unione delle Province d’Italia (UPI), Pasquale Gandolfi, ha denunciato un trend ormai strutturale: il crollo degli organici delle Province, passati da 35mila unità nel 2014 a meno di 16mila. “Il decreto non solo ignora questa emergenza, ma aggrava il divario tra PA centrale e locale”, ha affermato Gandolfi, sottolineando l’urgenza di eliminare il tetto al salario accessorio per Province ed enti locali, oggi ancora vincolati dall’articolo 23, comma 2, del d.lgs. 75/2017. UPI propone inoltre di introdurre un vincolo triennale alla mobilità dei neoassunti, per arginare l’utilizzo strumentale dei concorsi provinciali come trampolino verso amministrazioni più attrattive.
 

Verso un riequilibrio: assunzioni mirate e parità di trattamento tra comparti

A fronte di una programmazione nazionale che prevede oltre 31 miliardi di euro fino al 2030 per i rinnovi contrattuali, l’UPI chiede di destinare almeno una quota di risorse anche agli enti locali, a partire dall’assunzione di 300 funzionari specializzati a supporto dei Comuni. Il rischio, sottolinea Gandolfi, è quello di una progressiva desertificazione delle competenze nelle amministrazioni territoriali, incapaci di competere con le condizioni economiche offerte dalle strutture centrali. Un adeguamento dei meccanismi di finanziamento del salario accessorio e un rafforzamento della capacità progettuale locale rappresentano le condizioni minime per garantire l’equilibrio del sistema pubblico nel suo insieme.