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Un’Italia che non vuole andare in pensione, il Bonus Maroni allargato al settore pubblico

La circolare INPS del 16 giugno 2025, n. 102 delinea le caratteristiche dell’incentivo al posticipo del pensionamento
 

20 GIUGNO 2025

Con la circolare INPS del 16 giugno 2025, n. 102 si introduce la misura, cosiddetto “Bonus Maroni” reintrodotta dall’art. 1, comma 161 della legge 30 dicembre 2024, n. 207 (Legge di Bilancio 2025), che ha modificato la precedente disciplina (legge 197/2022, art. 1, comma 286) aggiungendo un’esenzione fiscale e si riferisce ora a tutti i lavoratori dipendenti che hanno maturato il diritto al pensionamento anticipato ma scelgono di posticiparlo. Lo Stato premia la scelta con il mancato versamento della propria quota contributiva IVS (Invalidità, Vecchiaia e Superstiti), che invece viene erogata direttamente in busta paga traducendosi in un aumento.
 

Beneficiari


I potenziali beneficiari sono tutti i dipendenti, impiegati nel settore pubblico o privato, iscritti all’AGO (assicurazione generale obbligatoria) o a fondi esclusivi sostitutivi e devono:
Aver maturato i requisiti per accedere alla pensione anticipata flessibile (41 anni di contributi e 62 anni d’età, cosiddetta “Quota 103”) o ordinaria (42 anni e 10 mesi per gli uomini e un anno in meno per le donne) entro il 31 dicembre 2025;
Non essere ancora titolari di pensione diretta (non percepiscono pensione, tranne assegno ordinario di invalidità);
Rinunciare al pensionamento anticipato per continuare l’attività lavorativa.
 

Incentivo


L’incentivo consiste in una busta paga incrementata dell’ammontare lordo della propria quota contributiva IVS. Tale quota non è soggetta a imposta sul reddito, grazie all’esenzione fiscale prevista dall’art. 51 comma 2, lett. i-bis del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi). Il diritto all’incentivo non matura da quando si ha diritto alla pensione, ma dal momento in cui si decide di posticiparla, e ci si attiva formalmente per farlo.
 

Procedura


Il lavoratore presenta domanda all’INPS; previa verifica dei requisiti, l’INPS comunica l’esito della richiesta. Dopo la conferma il datore di lavoro cessa di versare la quota a carico del lavoratore che liquida, nell’importo corrispondente, in busta paga.