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Risorse decentrate: per l’ARAN il residuo può alimentare la performance

L’orientamento applicativo n. 35353 dell’11 settembre 2025 chiarisce come le somme non utilizzate per istituti come turno e reperibilità possano alimentare la performance annuale dei dipendenti
 
 
 
 

16 SETTEMBRE 2025

L’ARAN, con l’orientamento applicativo n. 35353 dell’11 settembre 2025, ha fornito indicazioni operative sull’uso delle risorse decentrate annuali non liquidate, originariamente destinate a istituti contrattuali come turno e reperibilità. La pronuncia chiarisce che, in sede di contrattazione integrativa annuale, tali somme possono essere riconvertite a residuo e destinate alla retribuzione di performance, nel pieno rispetto della normativa contrattuale vigente.

La contrattazione integrativa

Secondo quanto previsto dall’art. 7, comma 4, lettera a) del CCNL 16 novembre 2022, la definizione dei criteri di riparto delle risorse decentrate è di esclusiva competenza della contrattazione integrativa. Pertanto, non esistono ostacoli normativi a introdurre nei Contratti Collettivi Integrativi (CCI) annuali clausole che consentano di destinare le risorse non utilizzate per istituti come turno e reperibilità alla retribuzione di performance. In altre parole, le somme rimaste inutilizzate nello stesso anno, per motivi organizzativi o per assenze, possono alimentare un fondo residuale finalizzato a premiare la performance individuale o collettiva dei dipendenti.

Impatti pratici nella gestione economica

L’orientamento ARAN apre quindi a una gestione più flessibile delle risorse decentrate, garantendo che i fondi non spesi non vadano perduti, ma possano essere efficacemente impiegati per incentivare i risultati. Questa disposizione consente agli enti di ottimizzare la gestione delle risorse disponibili, premiando le performance senza incrementare il budget complessivo. È fondamentale, tuttavia, che la clausola venga formalmente prevista nel CCI annuale, specificando le modalità di ripartizione e le condizioni di utilizzo delle somme residue. La prassi suggerisce di prevedere criteri chiari e trasparenti per evitare contenziosi o interpretazioni difformi tra enti e sindacati, assicurando al contempo una valorizzazione coerente delle risorse destinate alla performance.