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PNRR e ricerca pubblica: 12mila nuovi ricercatori a rischio dopo il 2026, l’allarme del CNR

L’ultima relazione del Consiglio Nazionale delle Ricerche fotografa una PA a rischio: la quasi totalità dei dei ricercatori assunti è a tempo determinato con scadenza al 2026

5 NOVEMBRE 2025

La quinta relazione sulla ricerca e l’innovazione in Italia, redatta dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), offre una fotografia aggiornata a ottobre 2025 degli effetti delle misure PNRR sulla filiera della ricerca pubblica. Ne emerge un quadro di espansione occupazionale: oltre 12mila nuovi ricercatori assunti – quasi la metà donne – all’interno di università, Enti pubblici di ricerca e partenariati pubblico-privati. Ma il CNR segnala anche un rischio concreto: senza interventi di stabilizzazione, molte di queste professionalità potrebbero essere disperse alla fine del 2026, vanificando l’investimento pubblico e l’opportunità di innovazione strutturale nella PA.

Con la Missione 4 “Dalla ricerca all’impresa”, il PNRR ha destinato 8,5 miliardi di euro al rafforzamento del legame tra mondo accademico e sistema produttivo. Di questa cifra, circa il 60,2% è stato impiegato per nuove assunzioni e collaborazioni di ricerca. Le misure dei Centri Nazionali, dei Partenariati Estesi e degli Ecosistemi dell’Innovazione hanno coinvolto centinaia di Enti pubblici, portando a una crescita significativa del capitale umano qualificato, soprattutto nel Mezzogiorno, dove l’impatto occupazionale è stato più marcato. I 12.000 nuovi ricercatori rappresentano un’occasione unica per la Pubblica Amministrazione.